VITO FRAZZI
di Vinicio Gai


Dopo la seconda guerra mondiale mi iscrissi al Conservatorio "L. Cherubini" di Firenze e qui ebbi modo di conoscere personalmente illustri uomini, di cui avevo soltanto sentito parlare con ammirazione quasi mitica, fra i quali il Maestro Vito Frazzi, che in quel periodo, oltre ad essere insegnante di composizione espletava le mansioni di direttore del Conservatorio. Quando mi trovai di fronte, per la prima volta, al compositore Vito Frazzi, mi sentii in imbarazzo, com'è d'altronde comprensibile trattandosi di un ragazzo, quale io ero, che veniva dalla campagna e da una banda paesana, ma Frazzi con grande affabilità mi tolse subito dall'imbarazzo. Mi domandò che cosa studiavo, al che risposi: "per ora il corno con il maestro Rossi" - e lui subito disse: Rossi è un cornista eccellente nonché bravo musicista ed è stato mio allievo, quando avevo la cattedra di Armonia e contrappunto. Una volta - continuò Frazzi - capitò nella mia classe un Ispettore ministeriale, il maestro Guglielmo Zuelli, il quale prese subito a interrogare Pasqualino Rossi sugli ‘armonici’: ora, come tu sai, un cornista (in questo settore) la sa lunga, quindi botta e risposta e grande soddisfazione per tutti". Fin da quel momento, di cui ho evitato di raccontare diversi particolari, Frazzi entrò nel novero delle persone con cui simpatizzavo e di lui mi piaceva sapere più cose possibili, pertanto mi recavo in biblioteca a tempestare di domande Damerini e Borrelli (dei quali, com'è noto, il primo era bibliotecario e insegnante di storia della musica e il secondo insegnante di estetica musicale). Ebbi poi occasione di conoscere alcuni dei suoi allievi più illustri, come ad esempio Dallapiccola, Bucchi, Fragapane, Prosperi, Bartolozzi, Fabbri, di cui alcuni analizzavano le opere del loro maestro e quando parlavano di esse ascoltavo con sommo interesse.
Mi capitava spesso di parlare di Frazzi anche con letterati come Alberto Viviani, il quale conosceva bene i rapporti fra Papini e Frazzi (e ciò lo deducevo dalle nostre conversazioni), anche se di quest'ultimo lo stesso Viviani nel suo libro, Ombre del mio tempo - Memorie di vita letteraria, Milano, Bietti, 1960, p. 329, dà soltanto un fugace cenno. Dopo il primo incontro che ebbi con l'autore del Re Lear non mancavo, quando era possibile, di intrattenermi nella Sala B della Biblioteca del Conservatorio dove spesso conversavano lo stesso autore e musicisti, musicologi, critici e didatti ascoltando senza battere ciglio, tentando anche di capire il perché, come ha scritto Pinzauti, pur conoscendo "la musica come pochi... non si sentì mai musicologo". Quando ritrovo citati gli articoli o comunque i vari scritti su Frazzi (come ad esempio di Cicognani, Dallapiccola, Fragapane, Papini, Prosperi, Vetro e altri) mi vengono in mente un mucchio di ricordi circondati di affetto per questo compositore che dopo averlo conosciuto non si poteva non amarlo, oltre s'intende che stimarlo.

V. Gai - Vito Frazzi
(da: "Concerto Omaggio a Vito Frazzi"
Comune di Scandicci, 14 ottobre 1979)